Colera del ’73: quando Napoli fronteggiò l’epidemia in una settimana.

A distanza di un secolo, nell’agosto del ’73, Napoli fu di nuovo colpita da un’epidemia di colera. Tredicimila vittime nel 1837, settemila nel 1883, la città ripiombò nell’incubo di un ulteriore strage.

Il virus del colera partì da Torre del Greco e da lì si estese nel capoluogo campano; con l’epidemia si diffuse il terrore nella popolazione, soprattutto considerando che San Gennaro era venuto meno nel suo ruolo di protettore non sciogliendo il miracoloso sangue il 19 settembre.

Tempestiva fu la campagna di vaccinazione, attuata non solo dall’ospedale Cotugno (dove si contarono circa mille ricoveri) ma anche per le strade cittadine. File chilometriche attendevano la miracolosa puntura.

In meno di dieci giorni furono vaccinati un milione di napoletani, fu la più grande operazione di profilassi del secondo dopoguerra.

La causa dell’infezione venne individuata nel consumo di cozze al cui interno si annidava il vibrione; considerate “pattumiere del mare per la loro azione filtrante, furono vietate alla vendita.

Gli abitanti di Santa Lucia e del Pallonetto, che fino ad allora avevano tratto mezzi di sostentamento dalla mitilicoltura, si diedero al contrabbando, iniziò la cosiddetta “guerra delle cozze” tra popolani e Guardia di Finanza.

Si decise anche di interrare la famosa Fonte del Chiatamonela cui acqua sulfurea, raccolta in apposite anfore di creta, le “mummarelle“, veniva venduta dagli acquafrescai nei tanti chioschetti cittadini..Tale acqua “suffregna” si riteneva avesse effetti benefici, tra i quali la guarigione dai dolori di ulcera.

Le autorità sanitarie nutrirono seri dubbi sulla tenuta igienica delle mummarelle e fu vietata la vendita delle acque medicamentose le quali, a causa della loro composizione, non potevano essere imbottigliate.

Con le cozze, anche questa secolare e fruttuosa attività commerciale si estinse nel giro di pochi giorni.

Molte dicerie si diffusero in questo periodo, molti pregiudizi furono dovuti a una cattiva stampa che fece circolare false notizie non documentate. Ancora oggi, sebbene il virus sia stato debellato (si registrarono in tutto solo ventiquattro decessi) ai napoletani è rimasto addosso il marchio di essere “rozzi e luridi “. Sono pochi coloro che, invece, ricordano la tempestività del governo locale di arginare presto la diffusione del morbo.

In realtà il contagio, che macchiò in modo infame i napoletani, venne da fuori, da una partita di cozze importate dalla Tunisia.

Da questa ingiusta accusa nacque nel settembre del ’73 la bella poesia di Eduardo DE Filippo: “L’ Imputata” .

“Cara còzzeca, tu staie ‘nguaiata”,

dicette ‘o magistrato. ” ‘o fatto è chisto, ccà nun te salva manco Giesu Cristo: o l’ergastolo, o muore fucilata,

Qua ci sono le prove, figlia mia.

Tu hai portato il bacillo del colera:

la tua presenza è una presenza nera,’a ggente more all’erta mmiez’ ‘a via.

Che dici a tua discolpa? ” “Ecco, vedete…

Là sotto, Presidè, pare l’inferno!

Chello c’arriva, a cozzeca se mangia: si arriva mmerda, arriva dall’esterno”.

Articolo originale di Annamaria Pucino in La storia di Napoli

Coronavirus, meno decessi dove ci si è vaccinati di più contro l’influenza

Uno studio del Monzino mette in relazione decessi e casi gravi con l’immunizzazione antinfluenzale: un punto percentuale in più avrebbe fatto risparmiare 1989 morti. L’ipotesi è un rafforzamento generale delle difese immunitarie.

Che rapporto c’è tra la vaccinazione contro l’influenza e Sars-Cov-2? Un nuovo studio del centro cardiologico Monzino rivela infatti che nel periodo del lockdown è stato possibile osservare una relazione inversamente proporzionale tra copertura delle vaccinazioni antinfluenzali e numero di contagi e morti per Covid nelle regioni italiane. E che dati alla mano, un aumento dell’1% delle coperture vaccinali avrebbe permesso di evitare 1.989 decessi per Covid 19.

“Quel che abbiamo fatto è stato mettere in relazione i dati regionali sui tassi di vaccinazione antinfluenzale dello scorso anno con quelli sulla diffusione di Covid negli over 65”, spiega Mauro Amato, ricercatore del centro cardiologico Monzino e primo autore dell’articolo. “Dai risultati è emersa una situazione piuttosto chiara: la prevalenza delle infezioni da Sars-Cov-2, gli accessi in ospedale con sintomi riconducibili a Covid, gli accessi in terapia intensiva e i decessi, sono tutti risultati maggiori nelle regioni in cui i tassi di vaccinazione erano stati più bassi”.

Un dato – chiarisce Amato – che trova conferma anche nei risultati di ricerche simili svolte in paesi come il Brasile. E che se per ora non può dimostrare un nesso causale tra vaccino antifluenzale e Covid, permette comunque di formulare alcune ipotesi. “È noto che nei bambini Covid 19 si presenta con un’incidenza minore e sintomatologie che tendono ad essere più blande”, sottolinea Damiano Baldassare, coordinatore dello studio, responsabile dell’Unità per lo studio della morfologia e della funzione arteriosa del Monzino e professore del dipartimento di Biotecnologia medica e Medicina traslazionale dell’università di Milano. “Tra le ipotesi proposte per spiegare questa resistenza vi è anche il fatto che in età pediatrica si è sottoposti più spesso a vaccinazioni di qualche tipo: è noto infatti che i vaccini possono determinare un’immunità crociata, o meglio addestrata, anche nei confronti di altre patologie infettive”.

I vaccini, insomma, non proteggono solamente dal patogeno verso cui sono indirizzati, ma tendono a potenziare le reazioni immunitarie dell’organismo in modo generalizzato. E questo potrebbe aiutare a difendersi anche da Sars-Cov-2, diminuendo le probabilità di infezione e riducendo la gravità dei sintomi e delle complicazioni. “Abbiamo stimato che un aumento dell’1% della copertura vaccinale negli over 65 avrebbe potuto evitare 78.560 contagi, 2.512 ospedalizzazioni, 353 ricoveri in terapie intensive e 1.989 morti per Covid-19”, conclude Amato. “Il messaggio che arriva dal nostro studio è senz’altro di incentivare le vaccinazioni antinfluenzali nei prossimi mesi, sia per gli over 65 che nella popolazione generale”. Se la vaccinazione rende più resistenti gli anziani e bambini – ragiona Amato – è probabile che faccia lo stesso in tutte le fasce di età. E quindi più persone si vaccineranno, più aumenterà la resistenza della popolazione al virus, e diminuirà di conseguenza la sua circolazione.

Della stessa opinione il Professor Alberto Mantovani, Direttore scientifico di Humanitas e professore emerito di Humanitas University, che sul New England Journal of Medicine, in un articolo appena uscito firmato insieme al collega olandese Mihai Netea: «vaccinarsi può aumentare il tono di base dell’immunità innata, come in un allenamento». Sull’antiinfluenzale i dati sono ancora incerti, ma in generale possiamo dire che c’è un motivo in più per vaccinarsi, cioè che molti vaccini (forse tutti) costituiscono un buon allenamento generale per la prima linea di difesa del sistema immunitario.

Confronto schematico tra influenza e Covid-19

Non siamo ancora ai livelli di fine febbraio ma la situazione è in netto miglioramento.
22/04/2020 Non siamo ancora ai livelli di fine febbraio ma la situazione dei contagi nella nostra regione è in netto miglioramento

Coronavirus, le misure in Italia.

Il Ministero della Salute ha realizzato un sito dedicato: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus e attivato il numero di pubblica utilità 1500.

FAQ – Infezione da coronavirus 2019-nCoV del Ministero della Salute

1. Che cos’è un coronavirus?

I coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS).

2. Che cos’è un nuovo coronavirus?

Un nuovo coronavirus (CoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo.  

3. Gli uomini possono essere infettati da un nuovo coronavirus di origine animale?

Indagini dettagliate hanno scoperto che, in Cina nel 2002, SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti agli uomini e, in Arabia Saudita nel 2012, MERS-CoV dai dromedari agli uomini. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che vengano identificati più coronavirus.

4. Quali sono i sintomi di una persona infetta da un coronavirus?

Dipende dal virus, ma i sintomi più comuni includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. 

5. I coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?

Sì, alcuni coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.

6. Esiste un vaccino per un nuovo coronavirus?

No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino e per realizzarne uno i tempi possono essere anche relativamente lunghi.

7. Esiste un trattamento per un nuovo coronavirus?

Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente. La terapia di supporto può essere molto efficace.

8. Cosa posso fare per proteggermi?

In Italia non sono ancora stati accertati casi di infezione da nuovo Coronavirus per cui, al momento, non è necessario l’utilizzo delle mascherine.

Le raccomandazioni per ridurre l’esposizione e la trasmissione del Coronavirus sono quelle per evitare la trasmissione delle malattie respiratorie virali e comprendono il mantenimento dell’igiene delle mani (lavare spesso le mani con acqua e sapone o con soluzioni alcoliche) e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso o in una bustina di plastica immediatamente dopo l’uso e lavare le mani); vanno osservate pratiche alimentari sicure (evitare carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate) ed evitare il contatto ravvicinato, quando possibile, con chiunque mostri sintomi di malattie respiratorie come tosse e starnuti.

9. In particolare, per quanto riguarda il nuovo coronavirus identificato in Cina (2019-nCoV) cosa è raccomandato?

Si raccomanda di posticipare i viaggi non necessari in aree a rischio della Cina.

Le aree a rischio della Cina sono consultabili nel sito dell’OMS.

Se ci si reca in Cina, nelle aree a rischio, si raccomanda di vaccinarsi contro l’influenza stagionale almeno due settimane prima del viaggio. La vaccinazione antinfluenzale semplifica la diagnosi e la gestione dei casi sospetti, dati i sintomi simili tra Coronavirus e Influenza. Inoltre, riducendo le complicanze da influenza nei soggetti a rischio, aiuta a mantenere più efficienti e disponibili i pronto soccorso.

È raccomandato, inoltre, di:

  • evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale e di animali vivi
  • evitare il contatto diretto con persone che hanno sintomi respiratori
  • lavare frequentemente le mani.

Qualora una persona sviluppi sintomi respiratori (tosse, mal di gola, difficoltà respiratorie) mentre si trova nelle aree a rischio, dovrebbe rivolgersi immediatamente a un medico.

Al ritorno, se non si è cittadini che vivono in Italia, per qualsiasi necessità contattare l’Ambasciata o il Consolato del proprio Paese.

Se nelle due settimane successive al ritorno da aree a rischio si dovessero presentare sintomi respiratori (febbre, tosse secca, mal di gola, difficoltà respiratorie) a scopo precauzionale:

  • contattare il numero telefonico gratuito del Ministero della Salute 1500
  • indossare una maschera chirurgica se si è in contatto con altre persone
  • utilizzare fazzoletti usa e getta e lavarsi le mani regolarmente.

10. Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo coronavirus?

Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda che gli operatori sanitari applichino coerentemente adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie in particolare.

11. Dove si stanno verificando le infezioni da 2019-nCoV?

Un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei è stato segnalato, il 31 dicembre 2019, dalla Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) all’OMS. La maggior parte dei casi aveva un legame epidemiologico con il mercato di Huanan Seafood, nel sud della Cina, un mercato all’ingrosso di frutti di mare e animali vivi. Il 9 gennaio 2020, il Centro per il controllo delle malattie (CDC) cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (2019-nCoV) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.

Sono stati segnalati casi di 2019-nCoV confermati in Cina e casi importati da altri Paesi del mondo (vedi nel sito OMS: situation report)  Tra i casi sono stati segnalati anche decessi. Le autorità sanitarie cinesi hanno confermato la trasmissione da uomo a uomo al di fuori della provincia di Hubei e sono stati segnalati casi confermati anche tra gli operatori sanitari

12. Quali sono i rischi di propagazione in Europa?

La valutazione del rischio da parte dell’OMS è considerata molto alta in Cina, alta a livello regionale e globale.

13. Come si contrae questo coronavirus?

La trasmissione da uomo a uomo è stata confermata, ma sono necessarie ulteriori informazioni per valutare la portata di questa modalità di trasmissione . La fonte dell’infezione non è nota e potrebbe essere ancora attiva. Pertanto, la probabilità di infezione per i viaggiatori in visita a Wuhan che hanno uno stretto contatto con individui sintomatici è considerata moderata.

14. Che fare se si è soggiornato in un ospedale in cui è stata ricoverata una persona malata?

Il rischio di trasmissione esiste solo se si è stati in stretto e prolungato contatto con il paziente. I malati affetti da infezione da nuovo Coronavirus, inoltre, vengono ricoverati in ambienti separati dagli altri degenti. Sinora non è stata segnalata alcuna infezione da nuovo coronavirus contratta in ospedale o altra struttura sanitaria.

16. Quali raccomandazioni dell’OMS per i Paesi?

L’OMS incoraggia tutti i Paesi a rafforzare la sorveglianza delle infezioni respiratorie acute acute (SARI), a rivedere attentamente eventuali casi insoliti di SARI o di polmonite e a comunicare all’OMS qualsiasi caso sospetto o confermato di infezione da nuovo coronavirus.

I paesi sono incoraggiati a continuare a rafforzare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il regolamento sanitario internazionale (2005).

17. Quale dispositivo di monitoraggio è stato introdotto per questo virus a livello nazionale?

In Italia, è attiva una rete di sorveglianza delle gravi infezioni respiratorie acute (SARI) e delle sindromi da distress respiratorio acuto (ARDS). La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS e l’ECDC, e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale.

18. Quale misura sanitaria specifica per i viaggiatori è stata avviata nel nostro Paese?

Tutti i voli da Wuhan sono stati cancellati. Le celebrazioni per il capodanno cinese a fine gennaio aumenteranno il volume dei viaggi da / verso la Cina e all’interno della Cina, aumentando così la probabilità di arrivo di casi nell’UE.

Su tutti i voli provenienti dalla Cina vengono effettuati controlli all’arrivo, che comprendono la misurazione della temperatura e la raccolta di informazioni dai cittadini.

Le indagini sull’epidemia sono in corso e poiché si tratta di una situazione emergente e in rapida evoluzione, le informazioni verranno aggiornate ogni volta che vi siano informazioni rilevanti .

È stato predisposto materiale informativo da affiggere negli aeroporti per informare i viaggiatori internazionali.

La rete dei medici di famiglia
La Federazione italiana medici di medicina generale del Lazio, il principale sindacato della categoria, ha diffuso a tutti gli iscritti uno schema con le caratteristiche della nuova polmonite e con le istruzioni su come comportarsi. “Il rischio è ancora basso ma le istituzioni e il personale sanitario hanno già iniziato l’allerta”. Più in generale in tutte le regioni le Asl invieranno a tutto il personale sanitario la circolare del ministero.

La task force del ministero
La task-force ha il compito di coordinare ogni iniziativa relativa al fenomeno coronavirus 2019-nCoV.   La task-force sarà attiva 24 ore su 24. E’ composta dalla direzione generale per la prevenzione, dalle altre direzioni competenti, dai Carabinieri dei Nas, dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Istituto nazionale per le malattie infettive “Lazzaro Spallanzani” di Roma, dall’Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera), dall’Agenzia italiana del Farmaco, dall’Agenas e dal Consigliere diplomatico. Nella prima riunione è stato verificato che le strutture sanitarie competenti sono adeguatamente allertate a fronteggiare la situazione in strettissimo contatto con l’Organizzazione mondiale della sanità e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie”.

Le donazioni del sangue
Il Centro nazionale sangue ha deciso di bloccare per 21 giorni le donazioni delle persone che hanno viaggiato nella zona di Wuhan e per 28 giorni dalla scomparsa dei sintomi per le persone infettate. “Abbiamo attivato le misure di prevenzione, sebbene ad oggi non siano state documentate trasmissioni di 2019-nCoV mediante la trasfusione di emocomponenti labili e il rischio di trasmissione trasfusionale non sia attualmente noto», fanno sapere in una circolare dal Centro nazionale sangue.

Dove posso trovare altre informazioni sul nuovo Coronavirus?

Il Ministero della Salute ha realizzato un sito edicato: 

www.salute.gov.it/nuovocoronavirus 

e attivato il 

numero di pubblica utilità 1500.

Tumore al seno. L’Istituto Nazionale per lo Studio e la Cura dei Tumori I.R.C.C.S. “Fondazione Giovanni Pascale” porta la terapia al domicilio. La prima volta in Italia

Parte da Napoli la rivoluzione nel percorso di cura oncologico. Le pazienti con tumore Her2 positivo potranno ricevere la terapia biologica antitumorale sottocutanea a casa, anziché in ospedale, assistite da un medico. Selezionate le prime due pazienti. Il progetto “HERHOME” è stato realizzato in memoria di Stefania Pisani.

Si chiamano Rita Maria e Marisa, hanno rispettivamente 55 e 59 anni, la prima è di Marano, l’altra di San Giuseppe Vesuviano. Saranno le prime due donne in Italia che effettueranno la terapia biologica antitumorale sottocutanea nel salotto di casa. In cura all’INT Pascale di Napoli per un tumore al seno, Rita Maria e Marisa, hanno già completato i cicli di chemioterapia e ora sono state selezionate insieme ad altre 100 donne per un progetto targato Pascale e Roche, destinato a rivoluzionare i percorsi della cura oncologica.

Per la prima volta in Italia, infatti, le donne con tumore alla mammella Her2positivo potranno ricevere a domicilio, gratuitamente, il trattamento biologico sottocutaneo e in assoluta sicurezza visto che saranno assistite da un medico opportunamente addestrato.

Si chiama “HERHOME” il programma voluto dall’Istituto nazionale tumori Irccs Pascale di Napoli e reso possibile grazie al supporto di Roche Italia. Un programma per rendere più confortevole la terapia biologica antitumorale alle donne già costrette ad affrontare un momento difficile e senza stravolgere la vita di un’intera famiglia che, molto spesso, fa completo affidamento proprio su quella donna.
Il programma è destinato alle pazienti con carcinoma mammario Her2 positivo sottoposte a trattamento con Trastuzumab in formulazione sottocutanea e che rispondono ad una serie di parametri clinici che consentono la somministrazione in sicurezza. È l’oncologo a proporre alle pazienti il programma e se la donna è interessata ha modo di conoscere il medico che la seguirà al domicilio e poi decidere se aderire al programma.

L’adesione è volontaria, gratuita e revocabile in qualsiasi momento. Si prevede che almeno le prime due somministrazioni di terapia sottocutanea con il principio attivo Trastuzumab avvengano in Day Hospital per poi effettuarle al proprio domicilio. Un medico opportunamente addestrato segue la paziente sia durante la somministrazione che nelle due ore successive.

Si tratta di un programma ‘senza pensieri’ non solo perché gratuito e perché tutti gli appuntamenti sono programmati e di facile gestione, ma anche perché il farmaco e tutto il necessario per la somministrazione è portato dal medico al domicilio della paziente, così come i rifiuti speciali sono smaltiti, sempre gratuitamente da una società specializzata. A gestire, dal punto di vista logistico ed operativo, il progetto è EGG Innovative Health Solutions.

Il programma nasce grazie ad un protocollo d’intesa tra il Pascale e la Roche. “Questo progetto segna davvero una rivoluzione nell’approccio terapeutico della malattia oncologica – dice Maurizio de Cicco, Presidente e Amministratore Delegato di Roche Italia – perché dimostra come sia possibile mettere gli interessi dei pazienti concretamente al primo posto, anche se questo significa dover affrontare ostacoli burocratici ed organizzativi. Il Pascale e la Regione Campania, davanti a queste barriere, non si sono trincerati dietro l’alibi del ‘non si può fare’ ma si sono impegnati per trovare una soluzione. È uno splendido esempio di coerenza, perché non basta parlare dell’importanza della centralità del paziente, è necessario che alle buone intenzioni seguano i fatti altrimenti resta un inutile libro dei sogni.A Napoli con HERHOME la Sanità pubblica compie un primo passo in avanti importante. Ci auguriamo che questo modello possa essere ripreso anche in altre realtà e messo a disposizione di molte più donne”.

È il segno concreto che la sanità campana, e in particolare l’assistenza oncologica, nonostante le storiche carenze che ci affliggono, ha intrapreso un cammino virtuoso verso le necessità della nostra gente”.

QS. 23/01/2020

Il progetto sarà operativo a fine febbraio. “Con questo Programma HERHOME – aggiunge il direttore scientifico del Pascale, Gerardo Botti – siamo anche un esempio di come sia possibile rivoluzionare l’approccio alla terapia rendendolo ‘a misura di donna’. Ma non solo, siamo anche la prova che una collaborazione pubblico-privato trasparente e costruttiva è possibile e necessaria e aiuta a realizzare progetti altrimenti destinati a rimanere un sogno nel cassetto. Per questo ringraziamo la Roche per essere stata al nostro fianco”.

L’infermiere di famiglia arriva nelle case dei pazienti cronici. Ecco come funziona

Bussa alla porta dei pazienti cronici l’infermiere di famiglia, arrivato finalmente ad integrare il servizio di cure primarie. La nuova figura professionale, formalmente istituita dal nuovo Patto per la Salute approvato lo scorso dicembre, affiancherà il medico di famiglia nella presa in carico della persona, rafforzando la rete territoriale.

Tra le prime realtà ad introdurre questo nuovo modello di assistenza l’Asl Roma 4, che nelle città costiere di Civitavecchia e Ladispoli ha prima formato e poi inserito l’infermiere di famiglia nel percorso assistenziale. «È un nuovo servizio» spiega Giuseppe Quintavalle, direttore generale dell’Asl Roma 4. «Diversamente dall’assistenza domiciliare classica ha un ruolo di integrazione anche nel nucleo familiare. Parte quindi dall’UCP, l’unità di cure primarie del medico di medicina generale, e quindi attraverso la sua richiesta ci può essere questo intervento».

L’assistenza fornita ai cittadini è principalmente di tipo educativo. «Non solo per il paziente, ma anche per il caregiver e i familiari» sottolinea Carlo Turci, Direttore del Dipartimento Professioni Sanitarie e Sociali (DAPSS) Asl Roma 4, il quale ribadisce come sia questa «la forza dell’intervento». L’infermiere di famiglia lavora principalmente sulla prevenzione di primo e secondo livello e sulla motivazione al cambiamento, riducendo al massimo i comportamenti che mettono a rischio o aggravano lo stato di salute. Solitamente i pazienti trattati sono poco complicati, scarsamente attenti al proprio stato di salute o pazienti appena diagnosticati che hanno bisogno di implementare le conoscenze e le competenze specifiche per gestire la propria patologia.

Al momento gli ambiti di intervento dell’infermiere di famiglia sono diabete, ipertensione, scompenso cardiaco e BPCO. «Noi abbiamo in Italia demograficamente un aumento di persone che hanno più patologie. Quindi – continua il direttore Quintavalle – scattano bisogni medici, ma anche dei bisogni in cui ci vuole un case manager bravo per quanto riguarda la parte socio-sanitaria. Quindi l’infermiere di famiglia diventa il raccordo di queste differenti esigenze».

Sanità informazione, 24/01/2020